sabato 12 marzo 2016

rubrica: STARTING NOW!


Buon sabato pomeriggio!
Oggi volevo proprio parlare di libri e letture ma, sfortunatamente, in questo periodo, tra influenza e impegni vari, le pagine lette dei romanzi sul mio comodino non sono state molte.
La lettura che maggiormente mi sta intrigando è A court of thorns and roses della meravigliosa Sarah J. Maas, un romanzo ancora inedito in Italia -e, considerato quanto si è andato a rilento per tradurre i suoi libri, ho il timore che rimarrà inedito ancora per un po'-.
Leggo abbastanza libri in inglese, da poco più di un anno ho subito una conversione totale e, non riuscendo ad aspettare il probabile arrivo in Italia di determinate saghe, ho deciso di alternare libri in italiano con libri in lingua.
E da qui nasce la rubrica che ha inizio da oggi! In cosa consiste?
Semplicemente, tradurrò e riporterò parte del primo capitolo o del prologo di un libro che non ha ancora visto la luce italiana, sperando di riuscire a interessare chi vorrebbe leggerlo in lingua o chi semplicemente vorrebbe farsi un'idea di una storia molto chiacchierata ma che non ha la possibilità di leggere!
Oggi, siccome è il mio libro in lettura, vi propongo proprio A court of thorns and roses.


Titolo A court of thorns and roses
Autore Sarah J. Maas
Editore Bloomsbury
Pagine 416
Trama Quando la cacciatrice diciannovenne Feyre uccide un lupo nella foresta, una creatura simile a una Bestia si presenta alla sua porta per richiedere una retribuzione. Trascinata in una terra magica e insidiosa, che lei conosce solo tramite le leggende, Feyre scopre che il suo rapitore non è un animale, ma Tamlin, uno dei più letali tra le fate immortali che un tempo governavano il suo mondo. Mentre risiede alla sua tenuta, i suoi sentimenti per Tamlin mutano da una fredda ostilità a una intenta passione che infiamma a ogni bugia e avvertimento raccontatele riguardo il bellissimo, pericoloso mondo dei Fae. Ma un'antica, maligna ombra cresce sulla terra delle fate, e Feyre deve trovare un modo per fermarla... o condannare Tamlin - e il suo mondo - per sempre.



La foresta era diventata un labirinto di neve e ghiaccio.
Avevo tenuto sotto controllo i parametri del bosco per un'ora, e il mio punto di vantaggio nella piega di un ramo di un albero si era rivelato inutile. Il vento soffiava forti raffiche e folate, spazzando via le mie tracce, ma seppellendo insieme a loro tutti i segni di una potenziale preda.
La fame mi aveva portato più lontano da casa di quanto rischiassi di solito, ma l'inverno era il momento più difficile dell'anno. Gli animali erano andati in letargo, inoltrandosi sempre più in profondità nel bosco di quanto potessi seguire, lasciandomi a raccogliere i ritardatari uno per uno, pregando che sarebbero durati fino a primavera.
Non erano durati.
Mi passai le dita intorpidite sugli occhi, spazzando via i fiocchi aggrappati alle mie ciglia. Qui non c'erano alberi rivelatori, scortecciati per contrassegnare il passaggio dei cervi - non si erano ancora spostati. Sarebbero rimasti finchè ci fosse stata corteccia da mangiare, poi avrebbero viaggiato verso nord, oltre il territorio dei lupi e forse nei regni delle fate di Prythian - dove alcun mortale oserebbe andare, a meno che non abbia un desiderio di morte.
Al pensiero, un brivido mi scivolò lungo la schiena, lo spinsi via, concentrandomi sull' ambiente che mi circondava, sul compito che dovevo portare a termine. Questo era tutto quello che potevo fare, tutto quello che ero stata in grado di fare per anni: concentrarmi su come sopravvivere la settimana, il giorno, l'ora successiva. E ora, con la neve, sarei stata fortunata ad avvistare qualsiasi cosa - soprattutto dalla mia posizione sull'albero, dove a malapena ero in grado di vedere quindici piedi avanti. Estrassi il mio arco, per facilitarmi la discesa dall'albero, e soffocai un gemito quando i miei arti irrigiditi protestarono
La neve ghiacciata scricchiolava sotto i miei stivali logori, e io strinsi i denti. Scarsa visibilità, inutile rumore - stavo per concludere l'ennesima caccia infruttuosa.
Rimanevano solo poche ore di luce. Se non fossi andata via subito, avrei dovuto percorrere la strada di casa col buio, e gli avvertimenti dei cacciatori in città ancora mi risuonavano nella mente: lupi giganti erano in cerca di prede, ed erano in branco. Per non parlare dei sussurri di uno strano essere avvistato nella zona, alto, lugubre e mortale.
I cacciatori avevano implorato  i nostri dèi dimenticati da tempo, che quella creatura fosse tutto tranne che una fata, e io avevo segretamente pregato al loro fianco. Negli otto anni che avevamo vissuto nel nostro villaggio, situato a due giorni di viaggio dal confine dell' immortale Prythian, ci era stato risparmiato un solo attacco, anche se viaggiatori e venditori ambulanti raccontavano storie di città lontane dal confine, ridotte in scheletri e ossa e ceneri.


Che ve ne pare? Qualcuno è rimasto intrigato?
 effy.

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